I lavoratori che svolgono le proprie attività personali durante le ore notturne sono in continua crescita in Europa e nel mondo. A confermarlo sono numerosi studi, tra cui i dati forniti da IPASVI – Associazione italiani colleghi infermieri – che rivela come ⅕ dei lavoratori notturni soffra di disturbi del sonno. L’inversione lavorativa del giorno con la notte può infatti portare, nei casi più gravi, a disordini fisici che prendono il nome di Shift Work Sleep Disorder, meglio nota in italiano come Sindrome del Turnista.
Scopriamo quali siano le principali conseguenze dei turni di notte e, soprattutto, come cercare di contrastarli per mantenere uno stile di vita sano.
Le professioni che prevedono turni di notte sono numerose e le più disparate: dai medici, agli infermieri, per non parlare di forze dell’ordine e vigilanti e coloro che hanno bambini piccoli per cui devono svegliarsi più volte durante le ore notturne.
Appare quindi evidente come la sindrome del turnista non possa essere ridotta solamente a coloro che tradizionalmente svolgono un lavoro mentre gli altri dormono, dal momento che affligge una porzione più ampia della popolazione.
Non riuscire a dormire dopo un turno di notte è quindi un problema più diffuso di quanto si possa pensare e che comporta alcune conseguenze sul nostro fisico:
Appare evidente come uno dei principali problemi di chi esegue turni di notte sia non solo rimanere sveglio durante le ore lavorative, ma anche prendere sonno al loro termine. Per agevolare l’addormentamento esistono numerosi espedienti che possono essere utili, tra cui:
In aggiunta a questi piccoli suggerimenti, si può valutare di assumere la melatonina: si tratta di un ormone che, riassumendo in maniera semplicistica, comunica al nostro corpo che è ora di dormire.
Come accennato, la melatonina può costituire un valido alleato per coloro che soffrono di insonnia o che comunque desiderano prendere sonno in tempi rapidi dopo un turno di notte.
Infatti, coloro che svolgono professioni notturne spesso assumono cospicue quantità di caffeina o sostanze eccitanti per il sistema nervoso al fine di rimanere svegli: gli effetti di queste sostanze (caffè e tè, ad esempio) si possono protrarre anche dopo la fine del “turno”, causando difficoltà nel prendere sonno.
Questo problema viene inoltre alimentato dalla naturale produzione ormonale degli esseri umani: infatti, dal punto di vista biologico, la melatonina viene prodotta dall’organismo circa dalle 21 di sera in modo da favorire l’addormentamento nelle due ore a seguire. Quest’attività metabolica non avviene, invece, al mattino quando – usualmente – il turno notturno termina: per questo è opportuno valutare la possibilità di assumere una o più compresse di melatonina, in base al proprio peso e alla prescrizione medica. Infatti, una volta appurato che non ci siano controindicazioni mediche, queste compresse (non si tratta di veri e propri farmaci) non solo favoriscono l’addormentamento, ma garantiscono anche una qualità del sonno migliore, evitando bruschi risvegli.
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